Islam e modernità by Slavoj Žižek

Islam e modernità by Slavoj Žižek

autore:Slavoj Žižek [Žižek, Slavoj]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ponte alle Grazie
pubblicato: 2015-02-03T16:00:00+00:00


Capitolo secondo

Uno sguardo negli archivi dell’Islam

Questa analisi, centrata sulla crisi della nostra contemporaneità, dev’essere accompagnata da uno sguardo rivolto alla storia: cos’è l’Islam, questo eccesso inquietante che rappresenta l’Est per l’Ovest e l’Ovest per l’Est? In La psychanalyse a l’epreuve de l’Islam, Fethi Benslama1 propone una ricerca minuziosa nell’«archivio» dell’Islam, nel suo osceno e segreto supporto mitico che ne cesse pas de ne pas s’écrire (non cessa di non scriversi), e in quanto tale è la base del dogma. Per esempio, la storia di Agar non costituisce forse l’«archivio» dell’Islam? Essa sta alla dottrina esplicita dell’Islam come la tradizione segreta di Mosè sta agli insegnamenti essoterici dell’ebraismo. Nella sua analisi della figura freudiana di Mosè, Eric Santner introduce la distinzione chiave tra la storia simbolica (l’insieme di narrazioni mitiche e di prescrizioni ideologico-etiche che organizza la tradizione di una comunità, ciò che Hegel avrebbe chiamato la sua «sostanza etica») e il suo Altro osceno, l’inconfessabile, «spettrale» e fantasmatica storia segreta, che, per convalidare la tradizione simbolica esplicita, deve rimanere rimossa.2 Quella che Freud ha cercato di ricostituire nel suo scritto su Mosè è una siffatta storia spettrale che pervade lo spazio della tradizione religiosa ebraica. Si diventa a pieno titolo membri di una comunità, non quando ci si identifica con la sua tradizione simbolica esplicita, ma quando se ne assume la dimensione spettrale soggiacente, i fantasmi non-morti che ossessionano i viventi, la storia segreta delle fantasie traumatiche trasmessa «tra le righe», attraverso le lacune e le distorsioni della tradizione simbolica manifesta. L’ostinato attaccamento dell’ebraismo all’inconfessato e violento gesto fondatore che permea e ossessiona l’ordine giuridico pubblico quale suo supplemento spettrale, ha permesso agli ebrei di resistere e sopravvivere per migliaia di anni senza una terra o istituzioni comuni: gli ebrei non hanno voluto rinunciare al loro fantasma, non hanno voluto recidere il legame con la loro tradizione segreta. Il paradosso dell’ebraismo è che esso si mantiene fedele alla violenza dell’Evento fondatore precisamente non confessandolo e non simbolizzandolo: questo statuto «represso» dell’Evento è ciò che conferisce all’ebraismo una vitalità senza pari.

Qual è allora l’Evento represso che anima l’Islam? La chiave di questo enigma è offerta dalla soluzione a un altro enigma: in che modo l’Islam si inserisce nella serie delle tre religioni del Libro? L’ebraismo è la religione della genealogia, della successione di generazioni; quando, nel cristianesimo, il Figlio muore sulla croce, questo significa che anche il Padre muore (come Hegel sapeva benissimo), l’ordine genealogico patriarcale in quanto tale muore – lo Spirito Santo non appartiene all’ordine della famiglia, esso introduce una comunità post-paterna/familiare. Contrariamente sia all’ebraismo che al cristianesimo (le altre due religioni del Libro), l’Islam esclude Dio dal dominio della logica paterna: Allah non è un padre, nemmeno simbolico – Dio in quanto Uno non è né generato né dà vita alle creature. Nell’Islam non c’è posto per una Sacra Famiglia. A ciò si deve l’insistenza sul fatto che Maometto stesso fosse orfano; per questo, nell’Islam, Dio interviene precisamente nei momenti di sospensione, di ritiro, di fallimento, di black



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